Un migliaio di manifestanti si sono dati appuntamento questo pomeriggio a Novara per ribadire il loro “no” al programma militare F-35: “Una costosissima e inutile macchina di morte”. Armati di ironia e determinazione hanno preso di mira il nuovo supercacciabombardiere a decollo verticale con slogan e cartelli informativi. Il nuovo aereo militare, che ha già mostrato tutti i propri limiti sia in termini tecnici che di costi, dovrebbe essere assemblato in uno stabilimento in corso di realizzazione nell’aeroporto militare di Cameri, in provincia di Novara.
“L’acquisto e l’assemblaggio di cacciabombardieri F-35 nello stabilimento che Lockheed Martin ed Alenia stanno facendo costruire all’interno dell’aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara, costituiscono l’ennesimo spreco di soldi pubblici – hanno detto gli organizzatori della manifestazione -. La ditta vicentina Maltauro, che ha vinto l’appalto per la costruzione dei capannoni dall’inizio del 2011, ha cominciato i lavori. Mentre si tagliano spese sociali, sanità, pensioni e scuola, si spendono venti miliardi di euro per produrre strumenti di morte e distruzione”.
Sono 131 i cacciabombardieri che l’Italia acquisterà per rinnovare la propria dotazione aeronautica investendo una cifra esorbitante, che supererà i 16 miliardi di euro, il tutto, come lamentano i manifestanti, senza apprezzabili ricadute occupazionali: “Al contrario, queste risorse saranno sottratte ad altre attività socialmente utili che creerebbero posti di lavoro e benefici sociali, pensiamo alle energie pulite e rinnovabili, ai servizi sociali, all’istruzione, alla ricerca, alla cultura e alla difesa del territorio”.
A darsi appuntamento a Novara sono state associazioni diverse e provenienti da tutto il nord Italia, accomunate dallo spirito pacifista e antisistema. C’erano ad esempio bandiere No-Tav, rappresentanti No Dal Molin in arrivo da Vicenza, tavoli della pace del territorio novarese e delle province vicine, Rete per il disarmo, Donne per la pace e Peacelink. Accanto a loro, tante associazioni del mondo cattolico, le bandiere di Legambiente, quelle dei sindacati di base e, tra i partiti e movimenti politici, quella dei grillini oltre a Sel e Federazione della sinistra. Tante ovviamente anche le adesioni personali di semplici cittadini che hanno voluto testimoniare il proprio sostegno alla causa del movimento “No F35”. È il caso dei precari della scuola: proprio il mondo dell’educazione, che sta passando un periodo nerissimo in quanto a scarsità di fondi, è stato indicato come un possibile beneficiario dei risparmi che si otterrebbero rinunciando all’acquisto dei 131 velivoli. Curioso un cartello esposto da un manifestante, che si rivolgeva già a Mario Monti: “Monti, prima cosa da fare: tagliare la spesa militare, NO F35”.